Grazie Mimì per quello che mi darai sempre ogni volta che ti vedo e ti ascolto.
Oggi poi è un giorno speciale; manca un giorno a un giorno per me importante assai e vado a registrare una puntata in televisione dove parlano di te, dove si suonerà la tua musica, e io lo farò come ho sempre fatto con grande rispetto e tanto amore per te che sei stata importante nella mia vita non solo artistica.
Sarà come avere la tua benedizione.
Ciao
Due accordi e mezzo, una grande poesia e una canzone popolare si trasforma in un'opera d'arte.
Si può, ma è privilegio di pochissimi riuscirci.
E onore di moltissimi apprezzarla.
Grazie.
Siamo noi, siamo in tanti ci nascondiamo di notte
Siamo noi, siamo in tanti ci nascondiamo di notte
per paura degli automobilisti dei linotipisti,
siamo i gatti neri, siamo pessimisti
,
siamo i cattivi pensieri,
e non abbiamo da mangiare
com'è profondo il mare, com'è profondo il mare
Babbo,
che eri un gran cacciatore di quaglie e di faggiani,
caccia via queste mosche che non mi fanno dormire,
che eri un gran cacciatore di quaglie e di faggiani,
caccia via queste mosche che non mi fanno dormire,
che mi fanno arrabbiare
com'è profondo il mare
com'è profondo il mare
E' inutile non c'è più lavoro non c'è più decoro
Dio o chi per lui
sta cercando di dividerci di farci del male
Dio o chi per lui
sta cercando di dividerci di farci del male
di farci annegare,
com'è profondo il mare, com'è profondo il mare
Con la forza di un ricatto l'uomo diventò qualcuno resuscitò anche i morti,
spalancò prigioni bloccò sei treni con relativi vagoni,
innalzò per un attimo il povero ad un ruolo difficile da mantenere, poi lo lasciò cadere a piangere
e a urlare
solo in mezzo al mare, com'è profondo il mare
Poi da solo l'urlo diventò un tamburo
e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra
e il povero come un lampo nel cielo sicuro cominciò una guerra
per conquistare quello scherzo di terra
che il suo grande cuore doveva coltivare
com'è profondo il mare, com'è profondo il mare
Ma la terra gli fu portata via,
compresa quella rimasta addosso
fu scaraventato in un palazzo,in un fosso
non ricordo bene,
poi una storia di catene, bastonate,
e chirurgia sperimentale
com'è profondo il mare, com'è profondo il mare
Intanto un mistico forse un'aviatore
inventò la commozione
e rimise d'accordo tutti
e rimise d'accordo tutti
i belli con i brutti,
con qualche danno per i brutti
che si videro consegnare
un pezzo di specchio così da potersi guardare
un pezzo di specchio
com'è profondo il mare, com'è profondo il mare
Frattanto i pesci dai quali discendiamo tutti,
assistettero curiosi
al dramma collettivo di questo mondo
che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo
al dramma collettivo di questo mondo
che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo
e cominciarono a pensare,
nel loro grande mare, com'è profondo il mare,
nel loro grande mare, com'è profondo il mare
E’ chiaro che il pensiero dà fastidio,
anche se chi pensa è muto come un pesce,
anzi un pesce
e come pesce è difficile da bloccare
perchè lo protegge il mare, com'è profondo il mare
Certo,
chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche
chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche
il pensiero come l'oceano non lo puoi bloccare
non lo puoi recintare
non lo puoi recintare
così stanno bruciando il mare,
così stanno uccidendo il mare,
così stanno umiliando il mare,
così stanno piegando il mare
Vivo in un paese dove tutto si può, e il controllo ed il potere e nelle mani di pochi che se lo autoattribuiscono alla faccia del “popolo sovrano“?
Se c'è un ministro che sputa sulla bandiera e non succede nulla?
Vige ancora l'impunità parlamentare?
Se c'è un altro ministro che accusa la giovane popolazione di essere “molle“ ma né vive, né ne condivide la propria esistenza quotidiana non chiede scusa?
Esistono le auto blu?
Se dopo ripetute stragi non è mai sta o trovato un colpevole?
Se chi comanda non solo guadagna cifre esagerate, ma gode di un'infinità di previlegi assolutamente ingiustificati?
Non c'è, e non ci sarà mai uno, dico uno solo, dei signori in questione che pubblicamente si vergogni e rinunci a tali previlegi (furti)?
Se non altro per calcolo elettorale.
Chi succede a chi, come prima cosa annuncia che sarà difficile mettere le cose a posto perché ha ereditato dalla precedente amministrazione o governo, una situazione disastrosa?
Non ci si chiede perché tutti quelli che mostrano un'eccellenza nel proprio campo (imprenditori, magistrati, professori, filosofi, artisti in genere, industriali, perfino attori comici e pornostar...) prima o poi hanno questa sacrosanta esigenza, questo prurito intimo, questa smania di entrare in politica, per il bene del paese ovviamente?
Una persona “normale“ deve lavorare molti anni per avere una pensione, e i nostri “comandanti“ ricevono un qualcosa che li fa vivere benissimo solo dopo pochissimi anni di “lavoro“.
Perché?
Semplicemente perché?
Dov'è il merito?
Non c'è una legge che dia 30 anni (pena minima a salire) a chi con prove certe ha violentato una donna? O un bambino?
Perché 30 anni di solito li prende solo un extracomunitario meglio se negro, e un'italiano (meglio se americano) no?
La stessa cosa vale per chi in stato di ubriachezza o sotto l'effetto di droghe, o semplicemente niente, ammazza qualcuno con la propria auto.
A uno slavo magari (quando va bene) lo rinchiudono e buttano la chiave.
Per un italiano (meglio se figlio di un professionista stimato e proveniente da “buona famiglia“) c'è un diverso trattamento.
Cos'è una buona famiglia?
Esiste anche una cattiva famiglia?
Cade un'aereo, muoiono un sacco di persone e non si trovano i colpevoli?
Non aumentano lo stipendio ai poliziotti, carabinieri, ecc. congiuntamente a corsi di formazione severi e assolutamente necessari?
Per paura che poi magari pensino troppo con la propria testa e possano “valutare“ gli ordini a loro impartiti?
Dalle reti della tv di stato mettono in onda programmi decisi da loro e non da chi paga il canone?
Non viene mai mostrata in pubblico una bellissima “famiglia auditel?
I prodotti biologici costano più di quelli non?
I cantautori (italiani) sono nella stragrande maggioranza delle pippe a livello teorico?
Si può prendere al patente a 18 anni?
Esiste ancora il “capofamiglia“?
Il papa mangia con i poveri solo a natale?
E non apre agli “ultimi“ le porte di san pietro tutti i giorni?
Gesù (ammessa la sua esistenza) lo faceva sempre.
Sui pacchetti di sigarette appongono le avvertenze di pericolosità e sul vino no?
Perché se così dannose le vendono?
Le cinture di sicurezza sono obbligatorie e le sigarette le vendono?
Non vendono anche l'eroina, le paste e il fumo apponendo lo stesso monito, le stesse avvertenze che stampano sui pacchetti di sigarette?
Se uno non ha la carta di credito o un conto bancario è considerato di serie “b“ e quantomeno vive in maniera difficoltosa?
Ci sono i limiti di velocità e costruiscono macchine che possono andare oltre, se andare oltre non è permesso?
Ci sono i segnalatori di autovelox?
Perchè anche sui navigatori?
La chiesa è uno stato indipendente e autonomo e pur possedendo immobili in un altro stato non paga le tasse previste dall'altro stato?
Perché sono così stupito?
Perché sono così stupido?
Se c'è un ministro che sputa sulla bandiera e non succede nulla?
Vige ancora l'impunità parlamentare?
Se c'è un altro ministro che accusa la giovane popolazione di essere “molle“ ma né vive, né ne condivide la propria esistenza quotidiana non chiede scusa?
Esistono le auto blu?
Se dopo ripetute stragi non è mai sta o trovato un colpevole?
Se chi comanda non solo guadagna cifre esagerate, ma gode di un'infinità di previlegi assolutamente ingiustificati?
Non c'è, e non ci sarà mai uno, dico uno solo, dei signori in questione che pubblicamente si vergogni e rinunci a tali previlegi (furti)?
Se non altro per calcolo elettorale.
Chi succede a chi, come prima cosa annuncia che sarà difficile mettere le cose a posto perché ha ereditato dalla precedente amministrazione o governo, una situazione disastrosa?
Non ci si chiede perché tutti quelli che mostrano un'eccellenza nel proprio campo (imprenditori, magistrati, professori, filosofi, artisti in genere, industriali, perfino attori comici e pornostar...) prima o poi hanno questa sacrosanta esigenza, questo prurito intimo, questa smania di entrare in politica, per il bene del paese ovviamente?
Una persona “normale“ deve lavorare molti anni per avere una pensione, e i nostri “comandanti“ ricevono un qualcosa che li fa vivere benissimo solo dopo pochissimi anni di “lavoro“.
Perché?
Semplicemente perché?
Dov'è il merito?
Non c'è una legge che dia 30 anni (pena minima a salire) a chi con prove certe ha violentato una donna? O un bambino?
Perché 30 anni di solito li prende solo un extracomunitario meglio se negro, e un'italiano (meglio se americano) no?
La stessa cosa vale per chi in stato di ubriachezza o sotto l'effetto di droghe, o semplicemente niente, ammazza qualcuno con la propria auto.
A uno slavo magari (quando va bene) lo rinchiudono e buttano la chiave.
Per un italiano (meglio se figlio di un professionista stimato e proveniente da “buona famiglia“) c'è un diverso trattamento.
Cos'è una buona famiglia?
Esiste anche una cattiva famiglia?
Cade un'aereo, muoiono un sacco di persone e non si trovano i colpevoli?
Non aumentano lo stipendio ai poliziotti, carabinieri, ecc. congiuntamente a corsi di formazione severi e assolutamente necessari?
Per paura che poi magari pensino troppo con la propria testa e possano “valutare“ gli ordini a loro impartiti?
Dalle reti della tv di stato mettono in onda programmi decisi da loro e non da chi paga il canone?
Non viene mai mostrata in pubblico una bellissima “famiglia auditel?
I prodotti biologici costano più di quelli non?
I cantautori (italiani) sono nella stragrande maggioranza delle pippe a livello teorico?
Si può prendere al patente a 18 anni?
Esiste ancora il “capofamiglia“?
Il papa mangia con i poveri solo a natale?
E non apre agli “ultimi“ le porte di san pietro tutti i giorni?
Gesù (ammessa la sua esistenza) lo faceva sempre.
Sui pacchetti di sigarette appongono le avvertenze di pericolosità e sul vino no?
Perché se così dannose le vendono?
Le cinture di sicurezza sono obbligatorie e le sigarette le vendono?
Non vendono anche l'eroina, le paste e il fumo apponendo lo stesso monito, le stesse avvertenze che stampano sui pacchetti di sigarette?
Se uno non ha la carta di credito o un conto bancario è considerato di serie “b“ e quantomeno vive in maniera difficoltosa?
Ci sono i limiti di velocità e costruiscono macchine che possono andare oltre, se andare oltre non è permesso?
Ci sono i segnalatori di autovelox?
Perchè anche sui navigatori?
La chiesa è uno stato indipendente e autonomo e pur possedendo immobili in un altro stato non paga le tasse previste dall'altro stato?
Perché sono così stupito?
Perché sono così stupido?
Ci sono giorni come oggi ad esempio che stanno per nascere e vorresti invece che fossero già morti.
E' stupido per un malumore più o meno importante generato magari da un'inezia, auspicare di perdere (al buio) un giorno della propria vita.
Oggi potrebbe accadere di tutto o niente, ma volerlo eliminare non potendo avere garanzie sulla sua qualità appare quasi blasfemo e me ne vergogno.
Vabbè, comunque stika, vorrei che fosse già domani e basta.
A patto che non somigli ad oggi.
Vai.
Vorrei parlare con lo strumento che agito su di me, che mi ha scavato.
Sì perché io sono una zucchina (o) e sono stata svuotata per essere riempita, farcita con qualcosa, ma oggi sono vuota.
Lo strumento indirettamente mi ha fatto una promessa.
Allora mi appiattisco contro le pareti di me stessa (o) e aspetto.
Pazientemente.
Con fiducia.
Sì perché io sono una zucchina (o) e sono stata svuotata per essere riempita, farcita con qualcosa, ma oggi sono vuota.
Lo strumento indirettamente mi ha fatto una promessa.
Allora mi appiattisco contro le pareti di me stessa (o) e aspetto.
Pazientemente.
Con fiducia.
Caro Giovanni, oggi fai diciott'anni,
ma nun è gnente è solo un numeretto,
'na convenzione, nantra fregatura.
La festa, li regali, l'amichetti,
er giorno dopo ch'ada fa' li butti?
Però prennenno bbono 'sto pretesto
te vojo dI' 'na cosa lesto lesto.
Mo' che stai 'n pizzo ar trampolino
nun guardà sotto, buttete deciso.
Nun da' retta a chi sgomita, chi strilla,
a chi dice ch'è per bene tuo.
A chi sfotte “... andò vai co' 'sti carzoni ?“
e nun s'accorge che stritola i cojoni.
Nun te fa' tessere, nun pecorà mai mai,
nun te fa' 'nfinocchià da quei babbei.
Accenni er capoccione riccioluto e penza cor di dentro.
Solo così poi dì che hai fatto centro.
E si ppoi sbaji è solo corpa tua,
e nun c'è padre, madre o medicina
che te po' rimargina' 'sta bbua.
Ma se ch'azzecchi che soddisfazzione !
Te senti tutt'anbotto un gran leone.
Er mejo padroncino de te stesso,
e verso sera puro un poco fesso.
E 'pe finì, che mo' me pare troppo,
te manno du' bacetti e 'n pizzicotto.
Va' dritto a testa alta e stai sereno.
Questo è l'augurio de quer tu' zio 'n po' scemo.
Caro Giovanni, oggi ch'hai diciottanni,
e poi venti, ventuno e centonove
e lontano, lontano chissaddove. 5 dicembre 1998
ma nun è gnente è solo un numeretto,
'na convenzione, nantra fregatura.
La festa, li regali, l'amichetti,
er giorno dopo ch'ada fa' li butti?
Però prennenno bbono 'sto pretesto
te vojo dI' 'na cosa lesto lesto.
Mo' che stai 'n pizzo ar trampolino
nun guardà sotto, buttete deciso.
Nun da' retta a chi sgomita, chi strilla,
a chi dice ch'è per bene tuo.
A chi sfotte “... andò vai co' 'sti carzoni ?“
e nun s'accorge che stritola i cojoni.
Nun te fa' tessere, nun pecorà mai mai,
nun te fa' 'nfinocchià da quei babbei.
Accenni er capoccione riccioluto e penza cor di dentro.
Solo così poi dì che hai fatto centro.
E si ppoi sbaji è solo corpa tua,
e nun c'è padre, madre o medicina
che te po' rimargina' 'sta bbua.
Ma se ch'azzecchi che soddisfazzione !
Te senti tutt'anbotto un gran leone.
Er mejo padroncino de te stesso,
e verso sera puro un poco fesso.
E 'pe finì, che mo' me pare troppo,
te manno du' bacetti e 'n pizzicotto.
Va' dritto a testa alta e stai sereno.
Questo è l'augurio de quer tu' zio 'n po' scemo.
Caro Giovanni, oggi ch'hai diciottanni,
e poi venti, ventuno e centonove
e lontano, lontano chissaddove. 5 dicembre 1998
Quella tua faccia l'ho segnata a dito
e ho messo una cornice a quel sorriso.
E' come una sciarpetta sulla spalla
mi inchioda a terra così rimango a galla.
Mi pressa e mi distende, mi emoziona,
mi fa incazzare, mi porta fuori zona,
mischia i pensieri è strofa e ritornello,
è vino, acqua, nuvola ed ombrello.
Quella tua faccia ce l'ho stampata bene,
e tempo dopo tempo la natura
ne esalta i suoi confini e la disegna,
come una pizza dentro un forno a legna.
Di quella faccia non ne ho fatto un mito,
però lei sta in un quadro e si dichiara;
ed ogni volta che parto non lo dico,
ripasso i suoi contorni con un dito. 6 marzo 1998
e ho messo una cornice a quel sorriso.
E' come una sciarpetta sulla spalla
mi inchioda a terra così rimango a galla.
Mi pressa e mi distende, mi emoziona,
mi fa incazzare, mi porta fuori zona,
mischia i pensieri è strofa e ritornello,
è vino, acqua, nuvola ed ombrello.
Quella tua faccia ce l'ho stampata bene,
e tempo dopo tempo la natura
ne esalta i suoi confini e la disegna,
come una pizza dentro un forno a legna.
Di quella faccia non ne ho fatto un mito,
però lei sta in un quadro e si dichiara;
ed ogni volta che parto non lo dico,
ripasso i suoi contorni con un dito. 6 marzo 1998
Lui non parlava con noi tantissimo, solo quando poteva o quando gli veniva l'ispirazione.
Non è che si comportasse così per qualche motivo particolare; solo che quello era il suo carattere; a volte sfrontato, diretto, a volte incartato in quel pudore in una timidezza antica, direi oggi.
Ma non differiva tanto dagli altri uomini del suo tempo.
Sputato fuori da una guerra, viveva in quella obliquità delle persone che si ritrovano vive e quasi se ne vergognano, si scusano.
L'allegria era il quotidiano; il dolore la sua memoria recente.
Aveva da fare, da lavorare sodo per portare avanti la famiglia, e a quei tempi non era facile.
Nemmeno oggi è facile, ma allora la parola sacrificio aveva un peso specifico importante, positivo, quasi confinasse con l'autocompiacimento.
Era “il boom“ o così ci hanno raccontato, ma era “boom“ anche dentro l'anima della gente.
Credo fosse molto stanco ma anche molto fiero delle sue fatiche.
Solo facendo così si sentiva dalla “ right side“.
Io non ho mai scovato tutti i suoi difetti, non avevo strumenti per farlo, ma sicuramente ne aveva, piccoli e grandi.
I suoi pregi oggi so riconoscerli tutti, allora non sapevo nemmeno che esistessero dentro una persona.
Una persona era quella che vedevi davanti a te, e finiva lì dove finivano i suoi piedi e la capoccia.
E lui era lì, un monolite; un'entità; un punto di appoggio quasi solo fisico.
O solo quello vedevi dal basso.
Erano i tempi in cui le gerarchie erano assolute;
a torto o a ragione, ma era così. Bianco o nero.
Oggi si vive nelle mezze acque, nei toni sfumati.
E si sa che quando non c'è un termine di paragone, un'alternativa prendi le cose che hai, che vengono, e le dai per certe, per scontate.
E ti adegui a quella forma mentale.
Senza tanti fronzoli.
Io mi adeguavo e avevo delle certezze.
E guardavo, guardavo, avendo poche occasioni per ascoltare “i grandi“.
Guardavo in silenzio e mettevo inconsciamente da parte quello che riuscivo a vedere nel fondo della mia memoria, nel mio hard disk di carne.
A decantare.
Mai e poi mai avrei pensato che quelle guardate coi calzoni corti mi avrebbero accompagnato nei miei giorni.
Per sempre.
Lui non parlava con noi tantissimo, ma quelle poche volte aveva le mani in tasca, e ti guardava negli occhi.
E parlare con le mani in tasca era molto più efficace dal punto di vista educativo che parlarti col bastone in mano.
Ma noi non lo sapevamo.
E nemmeno lui lo sapeva.
Andava ad orecchio, non leggeva la musica.
Le mani in tasca non erano un ordine, erano un suggerimento, un indicarti la strada da uomo nudo, volutamente disarmato; semplicemente.
Ti comunicava quelle quattro regole basilari o quelle quattro stronzate che ti sarebbero poi servite per camminare sempre al centro della carreggiata, deciso, quasi arrogante forse, ma con poche possibilità di deragliare.
Perché “... l'omo dev'esse omo...“ diceva.
E con le mani in tasca aggiungo io.
Grazie papà.
Ciao.
Non è che si comportasse così per qualche motivo particolare; solo che quello era il suo carattere; a volte sfrontato, diretto, a volte incartato in quel pudore in una timidezza antica, direi oggi.
Ma non differiva tanto dagli altri uomini del suo tempo.
Sputato fuori da una guerra, viveva in quella obliquità delle persone che si ritrovano vive e quasi se ne vergognano, si scusano.
L'allegria era il quotidiano; il dolore la sua memoria recente.
Aveva da fare, da lavorare sodo per portare avanti la famiglia, e a quei tempi non era facile.
Nemmeno oggi è facile, ma allora la parola sacrificio aveva un peso specifico importante, positivo, quasi confinasse con l'autocompiacimento.
Era “il boom“ o così ci hanno raccontato, ma era “boom“ anche dentro l'anima della gente.
Credo fosse molto stanco ma anche molto fiero delle sue fatiche.
Solo facendo così si sentiva dalla “ right side“.
Io non ho mai scovato tutti i suoi difetti, non avevo strumenti per farlo, ma sicuramente ne aveva, piccoli e grandi.
I suoi pregi oggi so riconoscerli tutti, allora non sapevo nemmeno che esistessero dentro una persona.
Una persona era quella che vedevi davanti a te, e finiva lì dove finivano i suoi piedi e la capoccia.
E lui era lì, un monolite; un'entità; un punto di appoggio quasi solo fisico.
O solo quello vedevi dal basso.
Erano i tempi in cui le gerarchie erano assolute;
a torto o a ragione, ma era così. Bianco o nero.
Oggi si vive nelle mezze acque, nei toni sfumati.
E si sa che quando non c'è un termine di paragone, un'alternativa prendi le cose che hai, che vengono, e le dai per certe, per scontate.
E ti adegui a quella forma mentale.
Senza tanti fronzoli.
Io mi adeguavo e avevo delle certezze.
E guardavo, guardavo, avendo poche occasioni per ascoltare “i grandi“.
Guardavo in silenzio e mettevo inconsciamente da parte quello che riuscivo a vedere nel fondo della mia memoria, nel mio hard disk di carne.
A decantare.
Mai e poi mai avrei pensato che quelle guardate coi calzoni corti mi avrebbero accompagnato nei miei giorni.
Per sempre.
Lui non parlava con noi tantissimo, ma quelle poche volte aveva le mani in tasca, e ti guardava negli occhi.
E parlare con le mani in tasca era molto più efficace dal punto di vista educativo che parlarti col bastone in mano.
Ma noi non lo sapevamo.
E nemmeno lui lo sapeva.
Andava ad orecchio, non leggeva la musica.
Le mani in tasca non erano un ordine, erano un suggerimento, un indicarti la strada da uomo nudo, volutamente disarmato; semplicemente.
Ti comunicava quelle quattro regole basilari o quelle quattro stronzate che ti sarebbero poi servite per camminare sempre al centro della carreggiata, deciso, quasi arrogante forse, ma con poche possibilità di deragliare.
Perché “... l'omo dev'esse omo...“ diceva.
E con le mani in tasca aggiungo io.
Grazie papà.
Ciao.
Sei in:
Repubblica Milano /
Cronaca /
IL CASO
Parcheggia la Jaguar sul posto del disabile
poi gli taglia le gomme: nei guai dirigente pdl
Antonio Piazza, presidente dell'Aler di Lecco, aveva reagito così dopo la multa dei vigili chiamati
dall'automobilista a cui aveva sottratto il parcheggio. E ha dovuto lasciare la presidenza dell'ente
di LUCIA LANDONI
Il presidente ''tagliagomme'': ''Ho sbagliato ma non lascio''
Forse pensava di risparmiare tempo, parcheggiando la propria auto nel posto riservato ai portatori di handicap di fronte all'ufficio. Invece è stato espulso dal suo partito, il Pdl, e investito dall'indignazione di un'intera città. Antonio Piazza, da presidente dell'Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale) di Lecco, qualche settimana fa si è reso protagonista di un fatto di cui si è avuta notizia solo negli ultimi giorni: ha lasciato la sua Jaguar in un parcheggio destinato ai disabili, suscitando le proteste di un automobilista che avrebbe avuto diritto al posto e che si è immediatamente rivolto ai vigili. Gli agenti della polizia locale hanno multato l'auto di Piazza, provocandone la violenta reazione: ha aspettato che i vigili si allontanassero per poi tagliare le gomme della macchina dell'uomo che aveva segnalato l'infrazione, ma è stato ripreso dalle telecamere e visto da alcuni dipendenti dell'Aler.
Il disabile: "Un gesto aggressivo" Antonio Piazza ai microfoni della Rai
Subito dopo ha cercato di rimediare facendo intervenire un gommista sull'auto danneggiata, senza però riuscire a evitare l'allontanamento da ogni posizione di responsabilità all'interno
del Pdl. In una nota firmata dal coordinatore provinciale Mauro Piazza, si legge che "dopo una valutazione consensuale di opportunità, Antonio Piazza ha rassegnato le dimissioni dal direttivo provinciale". Il gesto è stato quindi indotto dai suoi superiori nella gerarchia pidiellina e il diretto interessato non si sarebbe altrimenti sentito in dovere di compierlo: "Le mie dimissioni non sono assolutamente giuste - ha dichiarato - Non le ho certo date volontariamente. Il mio comportamento è sempre stato improntato alla massima correttezza nel ruolo che ho svolto fino a oggi nell'azienda lombarda per l'edilizia residenziale".
E a stretto giro di posta sono arrivate anche le dimissioni dall'Aler. "Aler Lecco comunica che in data
odierna il signor Antonio Piazza ha dato le prossime dimissioni dalla presidenza dell'Aler di Lecco", si legge in una nota dell'istituto. Le dimissioni arrivano dopo un incontro con gli assessori regionali Giulio Boscagli e Domanico Zambetti. "Alla luce di quanto accaduto, ritengo opportuno formulare le mie pubbliche scuse verso tutti coloro che hanno avuto fiducia verso il sottoscritto", scrive Piazza in una lettera.
(03 ottobre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fondi Pdl, arrestato Fiorito
"In carcere gente migliore che nel Pdl"
All'ex capogruppo alla Pisana viene contestata l'appropriazione di un milione e 300mila euro. Con i fondi del gruppo Pdl anche una caldaia e una jeep. In corso decine di perquisizioni. L'avvocato Taormina : "Ora ci attendiamo stesso trattamento per gli altri consiglieri". Zingaretti: "Subito al voto": Piso: "Vittima della sua spavalderia da pokerista"
- TUTTO SU
- Regione Lazio, le spese pazze
"Urlo la mia innocenza". 'Urlo forte la mia innocenza'. Così Franco Fiorito al telefono con l'Ansa. "Su cosa punterò per difendermi? Sulla verità", dice spiegando di essere in attesa della formalizzazione dell'arresto. "Mi devono prendere le impronte digitali e poi fare la foto segnaletica".
"Supererò anche questa". Una volta giunto a Regina Coeli, Franco Fiorito, come riferisce il suo legale, avrebbe detto ai suoi avvocati "Supererò anche questa".
L'arresto di Fiorito
"Reiterare? Il Consiglio è sciolto". "L'ordinanza si basa su un ipotetico pericolo di fuga e sul fatto che essendo ancora consigliere e presidente della Commissione bilancio potrei reiterare il reato: ma Consiglio e Commissione sono ufficialmente sciolti" - ha aggiunto Fiorito - "Di certo non mi aspettavo di essere arrestato, e non credo che sia giusto".
"In carcere gente migliore di quelli del Pdl". "Non ho paura del carcere - ha continuato Fiorito - sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in regione e nel partito. Anzi".
Il legale: "Ora l'arresto di 70 consiglieri". "Mi pare ci sia un problema serio di qualificazione giuridica dei fatti contestati. Corte costituzionale, Cassazione e consiglio di Stato convergono per qualificare i fatti come appropriazione indebita e non come peculato. Quanto alle esigenze cautelari c'era stata la disponibilità di restituzione degli atti in suo possesso e la restituzione del denaro. Non ci sono esigenze cautelari. Aspettiamo l'ordinanza per altri settanta consiglieri regionali con riferimento anche a coloro che fanno parte della segreteria dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale". Cosi l'avvocato Carlo Taormina legale di Fiorito.
"C'è stata una gogna mediatica ai danni di Franco Fiorito - ha aggiunto Taormina ai microfoni di Tgcom24 - Lui ha detto di aver trovato in carcere persone migliori di quelle del Pdl? E' perché ha notato una distanza dei vertici del partito dalla sua posizione. Questi soldi che provenivano dalla Regione spesso tracimavano verso spese di carattere nazionale, quindi alla fine vedremo chi è senza peccato". E le fatture nel tritacarte? "Non credo che si tratti di cose pertinenti alla gestione del gruppo - ha risposto il penalista -. Ci sono delle situazioni delle quali Fiorito risponderà ma per quello che prevede la legge italiana, come eventuale ipotesi di appropriazione indebita e non di peculato. Con consapevolezza risponderemo cercando di contenere i danni il più possibile".
"Spavalderia da pokerista". Il commento del coordinatore del Pdl del Lazio, sull'arresto dell'ex coordinatore regionale del Pdl: "Non auguro il carcere a nessuno - ha detto - ma in questa vicenda Fiorito paga la sua spavalderia da giocatore di poker, che lo ha portato dove sta oggi".
La faida nel partito. "Le accuse formulate dall'onorevole Battistoni a mio carico nascono da un clima politico di lotta all'interno del gruppo" aveva spiegato Fiorito nell'interrogatorio reso in procura il 19 settembre scorso. Alcuni passi di quell'audizione sono contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare emessa oggi. "Io ho segnalato spese discutibili collezionando le fotocopie di alcune fatture presentatemi dai consiglieri e poi trasmesse ai quotidiani, ai coordinatori regionali e nazionali del partito e infine all'onorevole Birindelli, assessore all'agricoltura della Regione, denunciata dall'onorevole Battistoni per corruzione - ha detto ancora Fiorito il mese scorso davanti agli inquirenti - Sapevo, infatti, che l'onorevole Birindelli è avversaria politica di Battistoni e per questo motivo le ho inviato su sua richiesta copia del dossier".
Al vaglio la posizione dei collaboratori. Continua intanto a essere oggetto di approfondimento investigativo la posizione di Bruno Galassi e Pierluigi Boschi, già segretari dell'ex capogruppo alla Pisana Franco Fiorito. I due sono infatti indagati per peculato per aver eseguito i numerosi bonifici in contestazione al politico. Già sentiti dagli investigatori come persone informate sui fatti, si sono giustificati dicendo di aver eseguito degli ordini. Nessun provvedimento è stato preso nei loro confronti, in quanto allo stato non risulta che da tale comportamento abbiano avuto dei vantaggi personali o si siano arricchiti. Le indagini della procura comunque mirano a fare definitiva chiarezza anche su questo aspetto.
Indagati i membri del coordinamento del Lazio. Nel registro degli indagati sono finiti anche, come emerso ieri, alcuni esponenti politici che avrebbero preso parte a una riunione del Pdl del 12 settembre scorso nella quale si decise di affidare alla stampa, e dunque di pubblicare, alcune fatture del gruppo Pdl della Regione. Quelle fatture però arrivarono sul tavolo della riunione già falsificate, non semplicemente ritoccate sottolineano i pm ma ''fotocopiate e poi riempite con cifre false". Dunque, chi partecipò a quella riunione autorizzò la diffusione di un documento falso. Indagini sono in corso per capire se i partecipanti alla riunione hanno concorso anche alla creazione dei documenti falsi.
Alfredo Pallone, europarlamentare e vice coordinatore regionale del Pdl, e Angela Birindelli, ex assessore alle Politiche agricole ed esponente del Pdl viterbese, hanno smentito entrambi "di essere iscritti nel registro degli indagati" precisando di "non aver preso parte ad alcun riunione il 12 settembre".
Intanto, come fa sapere sempre Pallone, "Fiorito risulta ancora autosospeso da partito": l'espulsione, da statuto, spetta ai probiviri.
Le reazioni. L'arresto di Fiorito ha scatenato reazioni anche sul piano elettorale. Alle urne, come da calendario stabilito dal ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, si dovrebbe andare entro 90 giorni. E mentre Alemanno ragiona sull'election day, da più parti si chiede un'accelerazione. "Regione Lazio, si torni a votare subito, ma proprio subito. La parola deve tornare immediatamente ai cittadini" scrive su Twitter il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
"La notizia grave dell'arresto di Fiorito getta fango su intero sistema locale. La magistratura faccia le indagini e punisca le responsabilità sulla base dei fatti e di approfondimenti. Credo che la politica, quella buona, debba fare subito una cosa per cacciare quella cattiva: andare al voto entro novembre. La situazione è drammatica" aggiunge il deputato del Pd Michele Meta, membro della direzione nazionale dei Democratici
02 ottobre 2012 © RIPRODUZIONE RISERVATA
BULBI PILIFERI
Testa di neve, il lungo crinito e il
precalvo si trovarono casualmente in ascensore in compagnia di un "come va?" un "non c'è male" e un "mah!". Ad attenderli fuori
tre scatole di lamiera, ma nessuno era fermamente deciso ad imboccare subito la
via di casa.
Forse avevano voglia di fare due (o
tre) chiacchiere, ma non avevano il coraggio di proporselo, cosicché sempre
casualmente si disposero a triangolo equilatero per l'ultima sigaretta prima
del rientro. Che orrore quel caseggiato grigio-ghisa dal quale erano usciti, e
che malinconia metteva addosso a guardarlo da fuori. Quella nebbiolina poi si
faceva sempre più adulta, e in compagnia di quei lampioni sovietici ci metteva
il carico nel rendere il quadro surreale.
E la fabbrica di note grigio-ghisa
vigilava sulle loro bocche che cacciavano fumo e parole. Fumo di tabacco e
umidità e parole lisce, conformi, nostalgiche o incazzate.
Testa di neve era il più integrato,
modellato a una vita che si era adeguata alla circonferenza del suo addome. Tempo
addietro anche lui aveva percorso strade di ricerca, di possibilità alternativa
di vita e di musica. Poi senza accorgersene si era arreso. Il lungo crinito
testimoniava appieno il tempo della sua gioventù, ma era un po' fuori, era
mentalmente in levare rispetto al battere della quotidianità. Un misto di ieri
oggi e domani, di spinelli che si mischiavano ad internet; code di cavallo al
computer, orecchini e scarpe da tennis al cellulare. Ma era un buon uomo e
viveva da protagonista nel mondo telematico. L'unica stonatura era la coda di
cavallo. Che ci stava a fare? Non aveva più ragione di esistere.
Il precalvo era l'unico smanioso vero,
ma anche il più disadattato a una vita che voleva deformare a suo piacimento.
Forse con un po' di presunzione, ma sicuramente in buona fede; ancora non aveva
mollato, non aveva alzato bandiera bianca, e proprio per questo qualcuno aveva
mollato lui.
Ma stava lì ostinato, lato anarchico
di quel triangolo apparentemente omogeneo.
Tutti e tre facevano temporaneamente
parte della fabbrica di note grigio-ghisa. Ma non erano le loro note, quelle
che chi più chi meno avrebbe voluto suonare. Erano note altrui, note già
scritte senza entusiasmo, senza vigore, note false che però per una questione
di bollette e di pranzecena dovevano suonare lo stesso.
Dopo aver allontanato senza garbo le
rispettive sigarette, si rinfilarono nelle loro cuffie in direzione delle
scatole di lamiera cercando in quella nebbia ormai anziana, una luce, un po' di
musica da suonare col sangue caldo. E andarono.
Tra tergicristalli fuori tempo e senza
cinture di sicurezza in direzione di un sogno.
sabato 29 settembre 2012
Stronzate grandi
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commenti
Occorre guardare dentro le cose anche senza capire
Vesciche perfide esempio 1
Ci sono delle insidie nel nostro quotidiano che ci
accompagnano; a volte somigliano a dei luoghi comuni, a volte puzzano di
retorica, ma ci sono ed il solo prenderne atto è già un fatto positivo.
Non ci si può difendere da esse, ma ci si può convivere.
A tutti più o meno è capitato di stressarsi per trovare
un parcheggio con la propria auto specialmente se si vive in una città grande.
Si praticano giri viziosissimi pur di trovarlo.
Dapprima lo si cerca proprio in prossimità del luogo
dove siamo diretti, poi dopo un po’ di giri senza esito si comincia umilmente ad abbassare
le pretese e ci si discosta un po’ dall’obbiettivo fino ad arrivarne talmente
distante che diventa un po’ inutile essere andati fin lì con la macchina;
allora si sterza in tutti i sensi e si reindossa la prima stesura, cioè ci si
riavvicina di moltissimo al posto deputato come sperando che il tempo
intercorso abbia cambiato le modalità del traffico, quasi intenerito l’umanità
da tanta nostra caparbietà, al limite del fare pena.
Finalmente eccolo!
Eccolooo!!
C’è uno in piedi che armeggia nelle proprie tasche come se cercasse delle chiavi; ... eccole le ha trovate e si accinge ad aprire l’auto.
Eccolooo!!
C’è uno in piedi che armeggia nelle proprie tasche come se cercasse delle chiavi; ... eccole le ha trovate e si accinge ad aprire l’auto.
A quel punto vi avvicinate lentamente all'obiettivo e le tecniche sono
due:
una, quella più volgare ma più efficace, consiste nel
fissare dritto negli occhi l’individuo (o se non vi sta guardando attirare la
sua attenzione con un colpetto di clacson, ma leggero leggero) e con una faccia ebete
dire a voce alta “ ..che sta andando via?...“ (alzando di riflesso le
sopracciglia e inclinando un po’ la testa).
Quello può capire il senso della frase vista la
situazione, ma come sperare che senta se siete blindati nella vostra auto coi
vetri tirati sù e la musica appalla?
Potreste anche fare un playback (senza emissione di suoni)
sarebbe lo stesso, ma comunque sono dettagli.
Lui, l’essere fortunato e possessore a quel punto dispone di un
potere assoluto su di voi ed ha lui due opportunità.
Una quella di sorridervi, (a volte anche comprendendo lo stato
di estrema necessità allargare le braccia con faccia semidispiaciuta), e rispondere, ma questa volta senza suono direttamente in playback “… Nooo ho
dimenticato il telefonino (chiavi / fazzoletti di carta / documenti ecc.)“ , muovendo
l’indice verso il basso o orizzontale in direzione del nulla, non si sa perché;
l’altra quella di dire sì lentamente con la testa ma con la faccia esageratamente seria (…non ti chiedo la buonuscita perchè sono un signore..) e salire in macchina quasi infastidito da tanta sfrontatezza.
l’altra quella di dire sì lentamente con la testa ma con la faccia esageratamente seria (…non ti chiedo la buonuscita perchè sono un signore..) e salire in macchina quasi infastidito da tanta sfrontatezza.
Da notare che nel primo caso, dopo avervi freddato con
quel “ Nooo…“ in playback, ai più attenti non sfuggirà il perfido sorrisetto
stampato (mentre infila la chiave o fa scattare l’apertura a comando), che sta
eloquentemente a significare,
“… la fai facile tu. Non sai quanto dovrai penare…. Comunque ti auguro buona fortuna…“.
“… la fai facile tu. Non sai quanto dovrai penare…. Comunque ti auguro buona fortuna…“.
Ma tornando al secondo caso, ora mentre sospirate
imprecando e compiacendovi al tempo stesso, vi sentite in una botte di ferro.
Installate subito le quattro frecce (inutili e arroganti), e vi
appiattite in prossimità del bersaglio (come facevano gli Apache sulle colline mentre sotto
sfilava l’uomo bianco).
I più educati lasciano una distanza tale affinchè il
partente trovi agio nell’uscire dall’angusto spazio.
E qui inizia quello che non si augura a nessuno.
L’attesa.
Sicuro e quasi allegro non vi accorgete che il
motore del lasciante è ancora spento e che non accenna al contrario.
Comincia sottopelle a subentrare in voi un piccolo disagio.
“ Perché visto che mi ha detto che va via non lo fa? Che aspetta? Ci avrà ripensato? Che può essere accaduto in così poco tempo da fargli cambiare idea?“
“ Perché visto che mi ha detto che va via non lo fa? Che aspetta? Ci avrà ripensato? Che può essere accaduto in così poco tempo da fargli cambiare idea?“
Attimi terrificanti per la paura di perdere il già
acquisito.
Il già nostro.
Ma improvvisamente ecco le luci della retromarcia
vivere, infonderci di nuovo una speranza.
“Se le ha messe vuol dire che è di parola, che sta
andando…“
Ma anche lì il tempo che intercorre dall’innesto della
retromarcia al primo micromovimento della vettura è non misurabile con
strumenti umani.
Finalmente dopo svariate manovre atte a non deturpare la
corrozzeria il lasciante va.... per sempre!
E’ a quel punto che si materializza la dualità che
contraddistingue il nostro vivere attuale.
Benedizioni e maledizioni si alternano in egual misura e
con identica scansione; soddisfazione per l’esito positivo della ricerca ma al
tempo stesso delusione per il tempo perso rivestono la nostra cute; allegria e tristezza si dividono in
maniera simmetrica il nostro cuore.
Solo allora senza paura di essere smentiti da alcuno, potremo
affermare con oggettività che tutto sommato l’automobile è una gran comodità.
LA GATTINA FRETTOLOSA DELLA GATTA CIECA
Angela era convinta che Barbara se la facesse con il
ragazzetto del secondo piano, quello taciturno che usciva poco e ascoltava la
musica a tutto volume. E cosi' per scoraggiare questa secondo lei insana e
comunque prematura passione, punì Barbara con tre settimane di segregazione e
senza spiegazione.
Tranne naturalmente la scuola, ma quello non era un
problema perché lavorando come bidella all’ istituto elementare lì vicino,
aveva la situazione sotto controllo.
Uscivano e rientravano assieme perché gli orari più
o meno combaciavano.
Era giunta a questa conclusione, perché ogni volta
che sua figlia usciva, lei andava alla finestra per accompagnarla con
l'ennesimo sorriso e un veloce cenno della mano.
Ma non la vedeva mai uscire dal portone: bambini,
biciclette, signorine, palloni, anziani, ma Barbarella no.
E allora andava stroncato immediatamente questo
pericoloso legame. A quindici anni poi.
La verità, sempre un po' beffarda in questi casi,
era racchiusa nello spazio di quattro piani.
Il quarto per cambiarsi d'abito riposto nello
zainetto.
Il terzo per il fondotinta e un po' di gel.
Il secondo (sempre se la mamma del ragazzetto
taciturno aveva lucidato bene la targa della porta) per ombretto, mascara,
matite varie, insomma tutto ciò che avrebbe esagerato i suoi affamati occhi
neri.
Il primo era immancabilmente dedicato al cambio
delle scarpe.
Tre quattro salti e poi via, fuori, a galoppare i
suoi quindici anni.
Ma Angela evidentemente nonostante la conoscesse bene
bene, non avrebbe mai immaginato che sotto quei travestimenti post punk – rock
– funk di andirivieni condominiale si celasse la sua Barbarella.
E la voce del sangue ? Mah….
Lei e la piccola erano state accantonate sei anni
prima da un ex tutto.
Ex marito, ex padre, e soprattutto ex uomo; il
dissolvimento era consumato nello spazio di una notte e da allora lui era
evaporato non manifestandosi nemmeno tramite assegno.
Con quella grande dignità, che in questi casi
distingue bene le persone abituate a rimboccarsi le maniche da quelle che sanno
solo piangere, Angela da allora era stata tutto il resto oltre che madre. Come
non lodare una donna così?
Ancora giovane aveva cancellato dalla sua mente ogni
possibilità di nuovo legame, ed anche fisicamente si era formata un po' di
ruggine attorno ai suoi sensi mortificati.
Erano sei anni sicuro che non toccava un uomo e che
un uomo non la toccava; erano sei anni che non si concedeva un'uscita
serale, magari solo per una pizza con un’amica.
Ma a volte anche le amiche possono essere un lusso,
e poi avrebbe dovuto lasciare anche solo per qualche ora Barbara.
E da allora la tivvù ... ebbasta.
La sua vita veniva dopo quella di Barbara;
istruzione, scarpe, vestiti, svaghi e un po' di vacanze, erano i frangiflutti
sui quali si abbattevano senza rimpianti i suoi legittimi desideri di donna.
Era un po' appassita, logico, ma navigava però
ancora in un mare possibile.
Sarebbe bastato poco per rassodare anche il suo amor
proprio; qualcuno che la desiderasse come donna ed accettasse la sua
condizione.
Ma al solo avanzare di simili pensieri, la mente di
Angela si chiudeva a più mandate.
Purtroppo però, comportandosi così, stava facendo
ripercorrere a Barbara le stesse strade camminate da lei quando aveva poco più
della sua età.
S'era sposata a 18 anni, quasi per comprarsi quella
libertà negata dai genitori, e dal comportamento dei fratelli. E così senza
nessuna esperienza precedente non si era accorta che questa fuga verso
l'autonomia, remando non senza sforzi su quella barca che lei credeva amore,
assomigliava molto al trasferimento dei detenuti.
Da un carcere all'altro.
Il secondo però celava grandi insidie nascoste bene,
che lei non poteva prevedere.
Seduta in cucina, accanto ad un tè ormai avvilito,
stava visitando tutti quei ricordi, quando fu vestita da una tale agitazione,
quasi terrore, che la portò di corsa a spalancare di colpo la porta della
stanza di Barbara.
Distesa sul letto; pancia in giù, cuscino umido e il
suo cantautore preferito che strillava malamente.
Barbara inutile, Barbara perché, Barbara incompresa
e talmente giù che oltre a lei s'era assopita pure la rabbia.
Angela si avvicinò al letto, scosse Barbara e se la
tirò con forza sconosciuta al petto.
Quasi volesse rimetterla nella pancia.
Poi con quella grande dignità, che in questi casi
distingue bene le persone abituate a rimboccarsi le maniche da quelle che sanno
solo piangere, le chiese scusa.
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