lunedì 29 ottobre 2012 0 commenti

Farsi del male?


Ci sono giorni come oggi ad esempio che stanno per nascere e vorresti invece che fossero già morti.
E' stupido per un malumore più o meno importante generato magari da un'inezia, auspicare di perdere (al buio) un giorno della propria vita.
Oggi potrebbe accadere di tutto o niente, ma volerlo eliminare non potendo avere garanzie sulla sua qualità appare quasi blasfemo e me ne vergogno.
Vabbè, comunque stika, vorrei che fosse già domani e basta.
A patto che non somigli ad oggi.

Vai.
giovedì 11 ottobre 2012 0 commenti
Non è pazzo.
Per niente.
mercoledì 10 ottobre 2012 0 commenti

E' pazzo ?

domenica 7 ottobre 2012 0 commenti

Ortaggio

Vorrei parlare con lo strumento che agito su di me, che mi ha scavato.
Sì perché io sono una zucchina (o) e sono stata svuotata per essere riempita, farcita con qualcosa, ma oggi sono vuota. 
Lo strumento indirettamente mi ha fatto una promessa.
Allora mi appiattisco contro le pareti di me stessa (o) e aspetto.
Pazientemente.
Con fiducia.



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Rischio senza calcoli

E' necessario prendere il primo treno che passa, anche se non si sa la destinazione.
Se si vuole vivere.

                       
sabato 6 ottobre 2012 0 commenti

Er trampolino

Caro Giovanni, oggi fai diciott'anni, 
ma nun è gnente è solo un numeretto,
'na convenzione, nantra fregatura.
La festa, li regali, l'amichetti,
er giorno dopo ch'ada fa' li butti?
Però prennenno bbono 'sto pretesto
te vojo dI' 'na cosa lesto lesto.
Mo' che stai 'n pizzo ar trampolino
nun guardà sotto, buttete deciso.
Nun da' retta a chi sgomita, chi strilla,
a chi dice ch'è per bene tuo.
A chi sfotte “... andò vai co' 'sti carzoni ?“
e nun s'accorge che stritola i cojoni.
Nun te fa' tessere, nun pecorà mai mai,
nun te fa' 'nfinocchià da quei babbei.
Accenni er capoccione riccioluto e penza cor di dentro.
Solo così poi dì che hai fatto centro.
E si ppoi sbaji è solo corpa tua,
e nun c'è padre, madre o medicina
che te po' rimargina' 'sta bbua.
Ma se ch'azzecchi che soddisfazzione !
Te senti tutt'anbotto un gran leone.
Er mejo padroncino de te stesso,
e verso sera puro un poco fesso.
E 'pe finì, che mo' me pare troppo,
te manno du' bacetti e 'n pizzicotto.
Va' dritto a testa alta e stai sereno.
Questo è l'augurio de quer tu' zio 'n po' scemo.
Caro Giovanni, oggi ch'hai diciottanni,
e poi venti, ventuno e centonove 
e lontano, lontano chissaddove.                  5 dicembre 1998
                                  
                                   
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Certezze

Quella tua faccia l'ho segnata a dito
e ho messo una cornice a quel sorriso.
E' come una sciarpetta sulla spalla
mi inchioda a terra così rimango a galla.
Mi pressa e mi distende, mi emoziona,
mi fa incazzare, mi porta fuori zona,
mischia i pensieri è strofa e ritornello,
è vino, acqua, nuvola ed ombrello.
Quella tua faccia ce l'ho stampata bene,
e tempo dopo tempo la natura
ne esalta i suoi confini e la disegna,
come una pizza dentro un forno a legna.
Di quella faccia non ne ho fatto un mito,
però lei sta in un quadro e si dichiara;
ed ogni volta che parto non lo dico,
ripasso i suoi contorni con un dito.              6 marzo 1998



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Giovanni

Lui non parlava con noi tantissimo, solo quando poteva o quando gli veniva l'ispirazione.
Non è che si comportasse così per qualche motivo particolare; solo che quello era il suo carattere; a volte sfrontato, diretto, a volte incartato in quel pudore in una timidezza antica, direi oggi.
Ma non differiva tanto dagli altri uomini del suo tempo.
Sputato fuori da una guerra, viveva in quella obliquità delle persone che si ritrovano vive e quasi se ne vergognano, si scusano.
L'allegria era il quotidiano; il dolore la sua memoria recente.
Aveva da fare, da lavorare sodo per portare avanti la famiglia, e a quei tempi non era facile.
Nemmeno oggi è facile, ma allora la parola sacrificio aveva un peso specifico importante, positivo, quasi confinasse con l'autocompiacimento.
Era “il boom“ o così ci hanno raccontato, ma era “boom“ anche dentro l'anima della gente.
Credo fosse molto stanco ma anche molto fiero delle sue fatiche. 
Solo facendo così si sentiva dalla “ right side“.
Io non ho mai scovato tutti i suoi difetti, non avevo strumenti per farlo, ma sicuramente ne aveva, piccoli e grandi.
I suoi pregi oggi so riconoscerli tutti, allora non sapevo nemmeno che esistessero dentro una persona.
Una persona era quella che vedevi davanti a te, e finiva lì dove finivano i suoi piedi e la capoccia.
E lui era lì, un monolite; un'entità; un punto di appoggio quasi solo fisico. 
O solo quello vedevi dal basso.
Erano i tempi in cui le gerarchie erano assolute; 
a torto o a ragione, ma era così. Bianco o nero.
Oggi si vive nelle mezze acque, nei toni sfumati.
E si sa che quando non c'è un termine di paragone, un'alternativa prendi le cose che hai, che vengono, e le dai per certe, per scontate. 
E ti adegui a quella forma mentale.
Senza tanti fronzoli.
Io mi adeguavo e avevo delle certezze.
E guardavo, guardavo, avendo poche occasioni per ascoltare “i grandi“.
Guardavo in silenzio e mettevo inconsciamente da parte quello che riuscivo a vedere nel fondo della mia memoria, nel mio hard disk di carne.
A decantare.
Mai e poi mai avrei pensato che quelle guardate coi calzoni corti mi avrebbero accompagnato nei miei giorni.
Per sempre.
Lui  non parlava con noi tantissimo, ma quelle poche volte  aveva le mani in tasca, e ti guardava negli occhi.
E parlare con le mani in tasca era molto più efficace dal punto di vista educativo che parlarti col bastone in mano. 
Ma noi non lo sapevamo. 
E nemmeno lui lo sapeva.
Andava ad orecchio, non leggeva la musica.
Le mani in tasca non erano un ordine, erano un suggerimento, un indicarti la strada da uomo nudo, volutamente disarmato; semplicemente.
Ti comunicava quelle quattro regole basilari o quelle quattro stronzate che ti sarebbero poi servite per camminare sempre al centro della carreggiata, deciso, quasi arrogante forse, ma con poche possibilità di deragliare.
Perché “... l'omo dev'esse omo...“ diceva.
E con le mani in tasca aggiungo io.
Grazie papà.
Ciao.

venerdì 5 ottobre 2012 0 commenti

Promettenti

mercoledì 3 ottobre 2012 0 commenti

Impiccagione a vita 4 u


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IL CASO
Parcheggia la Jaguar sul posto del disabile
poi gli taglia le gomme: nei guai dirigente pdl
Antonio Piazza, presidente dell'Aler di Lecco, aveva reagito così dopo la multa dei vigili chiamati
dall'automobilista a cui aveva sottratto il parcheggio. E ha dovuto lasciare la presidenza dell'ente

di LUCIA LANDONI



Antonio Piazza



Il presidente ''tagliagomme'': ''Ho sbagliato ma non lascio''
Forse pensava di risparmiare tempo, parcheggiando la propria auto nel posto riservato ai portatori di handicap di fronte all'ufficio. Invece è stato espulso dal suo partito, il Pdl, e investito dall'indignazione di un'intera città. Antonio Piazza, da presidente dell'Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale) di Lecco, qualche settimana fa si è reso protagonista di un fatto di cui si è avuta notizia solo negli ultimi giorni: ha lasciato la sua Jaguar in un parcheggio destinato ai disabili, suscitando le proteste di un automobilista che avrebbe avuto diritto al posto e che si è immediatamente rivolto ai vigili. Gli agenti della polizia locale hanno multato l'auto di Piazza, provocandone la violenta reazione: ha aspettato che i vigili si allontanassero per poi tagliare le gomme della macchina dell'uomo che aveva segnalato l'infrazione, ma è stato ripreso dalle telecamere e visto da alcuni dipendenti dell'Aler.

Il disabile: "Un gesto aggressivo" Antonio Piazza ai microfoni della Rai

Subito dopo ha cercato di rimediare facendo intervenire un gommista sull'auto danneggiata, senza però riuscire a evitare l'allontanamento da ogni posizione di responsabilità all'interno
del Pdl. In una nota firmata dal coordinatore provinciale Mauro Piazza, si legge che "dopo una valutazione consensuale di opportunità, Antonio Piazza ha rassegnato le dimissioni dal direttivo provinciale". Il gesto è stato quindi indotto dai suoi superiori nella gerarchia pidiellina e il diretto interessato non si sarebbe altrimenti sentito in dovere di compierlo: "Le mie dimissioni non sono assolutamente giuste - ha dichiarato - Non le ho certo date volontariamente. Il mio comportamento è sempre stato improntato alla massima correttezza nel ruolo che ho svolto fino a oggi nell'azienda lombarda per l'edilizia residenziale".
E a stretto giro di posta sono arrivate anche le dimissioni dall'Aler. "Aler Lecco comunica che in data
odierna il signor Antonio Piazza ha dato le prossime dimissioni dalla presidenza dell'Aler di Lecco", si legge in una nota dell'istituto. Le dimissioni arrivano dopo un incontro con gli assessori regionali Giulio Boscagli e Domanico Zambetti. "Alla luce di quanto accaduto, ritengo opportuno formulare le mie pubbliche scuse verso tutti coloro che hanno avuto fiducia verso il sottoscritto", scrive Piazza in una lettera.


(03 ottobre 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA
martedì 2 ottobre 2012 0 commenti

Per i più eruditi



Messaggio in codice per gli amanti di Mario.
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Vomito trasversale... questo è uno....


Fondi Pdl, arrestato Fiorito
"In carcere gente migliore che nel Pdl"

All'ex capogruppo alla Pisana viene contestata l'appropriazione di un milione e 300mila euro. Con i fondi del gruppo Pdl anche una caldaia e una jeep. In corso decine di perquisizioni. L'avvocato Taormina : "Ora ci attendiamo stesso trattamento per gli altri consiglieri". Zingaretti: "Subito al voto": Piso: "Vittima della sua spavalderia da pokerista"


Pericolo di fuga, reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Sono state queste le molle che hanno convinto i magistrati ad emettere l'ordinanza di custodia cautelare per Franco Fiorito. L'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio è stato arrestato stamane dal nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza: l'accusa parla dell'appropriazione di circa un milione e 300mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip Stefano Aprile su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del pm Alberto Pioletti. Una decisione che ha "sorpreso e profondamente dispiaciuto" Fiorito, prelevato questa mattina presto dalla sua casa ai Parioli. L'ex capogruppo è stato già portato nel carcere romano di Regina Coeli, mentre i militari delle Fiamme Gialle hanno eseguito perquisizioni anche nell'abitazione romana del politico.

"Urlo la mia innocenza".  'Urlo forte la mia innocenza'. Così Franco Fiorito al telefono con l'Ansa. "Su cosa punterò per difendermi? Sulla verità", dice spiegando di essere in attesa della formalizzazione dell'arresto. "Mi devono prendere le impronte digitali e poi fare la foto segnaletica".

"Supererò anche questa". Una volta giunto a Regina Coeli, Franco Fiorito, come riferisce il suo legale, avrebbe detto ai suoi avvocati "Supererò anche questa".


L'arresto di Fiorito


"Reiterare? Il Consiglio è sciolto". "L'ordinanza si basa su un ipotetico pericolo di fuga e sul fatto che essendo ancora consigliere e presidente della Commissione bilancio potrei reiterare il reato: ma Consiglio e Commissione sono ufficialmente sciolti" - ha aggiunto Fiorito - "Di certo non mi aspettavo di essere arrestato, e non credo che sia giusto".

"In carcere gente migliore di quelli del Pdl". "Non ho paura del carcere - ha continuato Fiorito - sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in regione e nel partito. Anzi".

Il legale: "Ora l'arresto di 70 consiglieri". "Mi pare ci sia un problema serio di qualificazione giuridica dei fatti contestati. Corte costituzionale, Cassazione e consiglio di Stato convergono per qualificare i fatti come appropriazione indebita e non come peculato. Quanto alle esigenze cautelari c'era stata la disponibilità di restituzione degli atti in suo possesso e la restituzione del denaro. Non ci sono esigenze cautelari. Aspettiamo l'ordinanza per altri settanta consiglieri regionali con riferimento anche a coloro che fanno parte della segreteria dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale". Cosi l'avvocato Carlo Taormina legale di Fiorito.

"C'è stata una gogna mediatica ai danni di Franco Fiorito - ha aggiunto Taormina ai microfoni di Tgcom24 - Lui ha detto di aver trovato in carcere persone migliori di quelle del Pdl? E' perché ha notato una distanza dei vertici del partito dalla sua posizione. Questi soldi che provenivano dalla Regione spesso tracimavano verso spese di carattere nazionale, quindi alla fine vedremo chi è senza peccato". E le fatture nel tritacarte? "Non credo che si tratti di cose pertinenti alla gestione del gruppo - ha risposto il penalista -. Ci sono delle situazioni delle quali Fiorito risponderà ma per quello che prevede la legge italiana, come eventuale ipotesi di appropriazione indebita e non di peculato. Con consapevolezza risponderemo cercando di contenere i danni il più possibile".

"Spavalderia da pokerista".  Il commento del coordinatore del Pdl del Lazio, sull'arresto dell'ex coordinatore regionale del Pdl: "Non auguro il carcere a nessuno - ha detto - ma in questa vicenda Fiorito paga la sua spavalderia da giocatore di poker, che lo ha portato dove sta oggi".

La faida nel partito. "Le accuse formulate dall'onorevole Battistoni a mio carico nascono da un clima politico di lotta all'interno del gruppo" aveva spiegato Fiorito nell'interrogatorio reso in procura il 19 settembre scorso. Alcuni passi di quell'audizione sono contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare emessa oggi. "Io ho segnalato spese discutibili collezionando le fotocopie di alcune fatture presentatemi dai consiglieri e poi trasmesse ai quotidiani, ai coordinatori regionali e nazionali del partito e infine all'onorevole Birindelli, assessore all'agricoltura della Regione, denunciata dall'onorevole Battistoni per corruzione - ha detto ancora Fiorito il mese scorso davanti agli inquirenti - Sapevo, infatti, che l'onorevole Birindelli è avversaria politica di Battistoni e per questo motivo le ho inviato su sua richiesta copia del dossier".

Al vaglio la posizione dei collaboratori. Continua intanto a essere oggetto di approfondimento investigativo la posizione di Bruno Galassi e Pierluigi Boschi, già segretari dell'ex capogruppo alla Pisana Franco Fiorito. I due sono infatti indagati per peculato per aver eseguito i numerosi bonifici in contestazione al politico. Già sentiti dagli investigatori come persone informate sui fatti, si sono giustificati dicendo di aver eseguito degli ordini. Nessun provvedimento è stato preso nei loro confronti, in quanto allo stato non risulta che da tale comportamento abbiano avuto dei vantaggi personali o si siano arricchiti. Le indagini della procura comunque mirano a fare definitiva chiarezza anche su questo aspetto.

Indagati i membri del coordinamento del Lazio. Nel registro degli indagati sono finiti anche, come emerso ieri, alcuni esponenti politici che avrebbero preso parte a una riunione del Pdl del 12 settembre scorso nella quale si decise di affidare alla stampa, e dunque di pubblicare, alcune fatture del gruppo Pdl della Regione. Quelle fatture però arrivarono sul tavolo della riunione già falsificate, non semplicemente ritoccate sottolineano i pm ma ''fotocopiate e poi riempite con cifre false". Dunque, chi partecipò a quella riunione autorizzò la diffusione di un documento falso. Indagini sono in corso per capire se i partecipanti alla riunione hanno concorso anche alla creazione dei documenti falsi.

Alfredo Pallone, europarlamentare e vice coordinatore regionale del Pdl, e Angela Birindelli, ex assessore alle Politiche agricole ed esponente del Pdl viterbese, hanno smentito entrambi "di essere iscritti nel registro degli indagati" precisando di "non aver preso parte ad alcun riunione il 12 settembre".

Intanto, come fa sapere sempre Pallone, "Fiorito risulta ancora autosospeso da partito": l'espulsione, da statuto, spetta ai probiviri.

Le reazioni.
 L'arresto di Fiorito ha scatenato reazioni anche sul piano elettorale. Alle urne, come da calendario stabilito dal ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, si dovrebbe andare entro 90 giorni. E mentre Alemanno ragiona sull'election day, da più parti si chiede un'accelerazione. "Regione Lazio, si torni a votare subito, ma proprio subito. La parola deve tornare immediatamente ai cittadini" scrive su Twitter il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

"La notizia grave dell'arresto di Fiorito getta fango su intero sistema locale. La magistratura faccia le indagini e punisca le responsabilità sulla base dei fatti e di approfondimenti. Credo che la politica, quella buona, debba fare subito una cosa per cacciare quella cattiva: andare al voto entro novembre. La situazione è drammatica" aggiunge il deputato del Pd Michele Meta, membro della direzione nazionale dei Democratici
          

                                                                       02 ottobre 2012   © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ottobre, via salaria, roma, giorno feriale

BULBI PILIFERI

Testa di neve, il lungo crinito e il precalvo si trovarono casualmente in ascensore in compagnia di un "come va?" un "non c'è male" e un "mah!". Ad attenderli fuori tre scatole di lamiera, ma nessuno era fermamente deciso ad imboccare subito la via di casa.
Forse avevano voglia di fare due (o tre) chiacchiere, ma non avevano il coraggio di proporselo, cosicché sempre casualmente si disposero a triangolo equilatero per l'ultima sigaretta prima del rientro. Che orrore quel caseggiato grigio-ghisa dal quale erano usciti, e che malinconia metteva addosso a guardarlo da fuori. Quella nebbiolina poi si faceva sempre più adulta, e in compagnia di quei lampioni sovietici ci metteva il carico nel rendere il quadro surreale.
E la fabbrica di note grigio-ghisa vigilava sulle loro bocche che cacciavano fumo e parole. Fumo di tabacco e umidità e parole lisce, conformi, nostalgiche o incazzate.
Testa di neve era il più integrato, modellato a una vita che si era adeguata alla circonferenza del suo addome. Tempo addietro anche lui aveva percorso strade di ricerca, di possibilità alternativa di vita e di musica. Poi senza accorgersene si era arreso. Il lungo crinito testimoniava appieno il tempo della sua gioventù, ma era un po' fuori, era mentalmente in levare rispetto al battere della quotidianità. Un misto di ieri oggi e domani, di spinelli che si mischiavano ad internet; code di cavallo al computer, orecchini e scarpe da tennis al cellulare. Ma era un buon uomo e viveva da protagonista nel mondo telematico. L'unica stonatura era la coda di cavallo. Che ci stava a fare? Non aveva più ragione di esistere.
Il precalvo era l'unico smanioso vero, ma anche il più disadattato a una vita che voleva deformare a suo piacimento. Forse con un po' di presunzione, ma sicuramente in buona fede; ancora non aveva mollato, non aveva alzato bandiera bianca, e proprio per questo qualcuno aveva mollato lui.
Ma stava lì ostinato, lato anarchico di quel triangolo apparentemente omogeneo.
Tutti e tre facevano temporaneamente parte della fabbrica di note grigio-ghisa. Ma non erano le loro note, quelle che chi più chi meno avrebbe voluto suonare. Erano note altrui, note già scritte senza entusiasmo, senza vigore, note false che però per una questione di bollette e di pranzecena dovevano suonare lo stesso.
Dopo aver allontanato senza garbo le rispettive sigarette, si rinfilarono nelle loro cuffie in direzione delle scatole di lamiera cercando in quella nebbia ormai anziana, una luce, un po' di musica da suonare col sangue caldo. E andarono.
Tra tergicristalli fuori tempo e senza cinture di sicurezza in direzione di un sogno.

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