martedì 25 settembre 2012

Nudità

Premessa :
essere un musicista, cosa significa per te?

Un previlegio, fortemente voluto, con molta incoscienza dentro.
Come/perchè sei arrivato a fare il musicista?
Non sono arrivato… è stata una conseguenza naturale della mia vita adolescenziale. Pur frequentando una scuola “normale“ oltre il conservatorio, non sono mai stato sfiorato dall’idea di poter fare altro nella vita.
Con un po’ di apprensione dei miei, è normale….
Ma non avrei potuto desiderare dei genitori migliori in questo senso e non solo… pur non incoraggiandomi
particolarmente hanno avuto il grande coraggio di non ostacolarmi mai…
Insomma la famosa storia della bicicletta e del pedalare…
Sono stati eccezionali….ma eravamo nel 1970….forse era tutto più facile, o forse no.
Nella tua vita (in generale), a cosa non rinunceresti mai?
Alla dignità e alla libertà
Se non fossi un musicista, saresti...
Mi piacerebbe un falegname, uno scrittore o un produttore di gelati. Buoni.
Una vita da musicista (tra tour, spostamenti, precarietà,
studi di registrazione.. ecc...) 

Cosa ti ha tolto e ti toglie ogni giorno e cosa ti ha dato in più (che è un po' come dire... limiti e vantaggi di essere musicista)?
Personalmente pochi e sopportabili disagi visto che la passione coincide con il lavoro. Della serie "...ci pagano pure..." ( ma non ditelo ai produttori, ai manager, alle televisioni). Certo che qualcosa toglie alle persone che ti stanno accanto, alla tua famiglia quando c’è, ma dovrebbero essere loro a dirlo.
Forse meglio evitare di chiedere….
I colleghi :
D'istinto... una o più parole per definire (ammessi e
concessi critiche, ironie, battute e... luoghi comuni):
un chitarrista:

Io sono, io sono, io sono……
un bassista:
Dovrebbe essere il "badante" degli altri, per sua natura e per la natura dello strumento stesso… oggi purtroppo anche lui avrebbe bisogno di un badante…
un percussionista:
se c’è posto vengo anch’io..
un tastierista-pianista:
a volte crede di bastarsi da solo… a volte, se continua a pensarla così, finisce in un bar… ma non a bere.
un batterista:
il miglior amico dei musicisti
La dimensione che più ti appartiene: tour o studio
di registrazione?
sono complementari e non saprei scegliere; bisognerebbe sempre travasare l’energia del live in studio
e l’attenzione della session in studio su un palco.
in breve, qual è la tua giornata-tipo durante le tappe di un tour? Ovvero: stasera c'è il concerto, ti alzi al
mattino e... (m'interessa tutto ciò che non è prettamente
musicale, quindi al di là di sound check, prove... ecc...)
La conoscenza del luogo x me è fondamentale, per cui uscire dall’albergo e camminare il più possibile. Ascoltare il suono delle parole degli indigeni e guardare quello che c’è intorno…non a tutti è dato di vivere così velocemente.
Prendiamocelo.
Riti e rituali pre-post concerto: cosa fai poco prima di salire sul palco? E appena sceso?
Poco prima penso che devo salire sul palco. Appena sceso penso che sono sceso.
Cosa accade-cosa fai solitamente la sera, dopo il
concerto (nel post-serata)?

Anticamente a cena e nel dopocena, (quando c’era) poteva
accadere di tutto. O il contrario. Ora non vado a cena e non accade nulla.
Ma non è detto che sia peggiore di prima.
Come trascorri i giorni off del tour (al di là del viaggio)?
Se sono in una località di mare è scontato. Se è inverno, e sono o non sono in una località di mare, cerco di conoscere il posto in cui mi trovo; oppure riposo se sono stanco facendomi seppellire da inutili programmi televisivi.
Ricordo sempre con piacere 2 o 3 giorni off della mia vita.
Il primo in sicilia a non fare letteralmente un cazzo x 24 ore,
Solo mare mare e mare.
Gli altri 2, uno a torino a visitare il museo egizio e l’altro a Firenze agli Uffizi.
Fantastici come quello in sicilia.

Qual è il tuo stato d'animo di rientro a casa, dopo 1/2
settimane/mesi di tour?
Di che cosa ti occupi tra un tour e l'altro?
Il rientro a casa è sempre bello (a patto che ci sia in casa una situazione serena). Quelli meno fortunati prendono il tour letteralmente come una fuga dai problemi. Ma prima o poi devono rientrare… x cui….
Tra un tour e l’altro cerco di mettere a posto tutte le cose, anche le più futili, delle quali non è stato materialmente possibile occuparmi. E cerco anche nei limiti del possibile di pianificare il dopo… ma i limiti del possibile sono ristrettissimi.
Musica e affini che musica ascolti/ti piace? (puoi elencare nomi di gruppi o pezzi specifici, alcuni dei quali entreranno nella colonna sonora “virtuale” del libro)
La musica per me è come quegli uffici con un grande ambiente unico, dove si svolge tutto lì. Qualche volta c’è bisogno di dividerli in stanze separate ma solo x un fatto organizzativo. Sarebbe meglio comunque non esistessero i muri. A volte questi vengono eretti dai musicisti stessi o da persone che gravitano intorno alla musica, non si sa bene con quale titolo, ma credo lo facciano solo x insicurezza personale. MI piace pensare alla musica come mare aperto. 
Più profondo, meno, increspato, calmo, freddo, caldo, ma
sempre mare è. Senza cartellini col prezzo e le indicazioni per il lavaggio.
Per cui non mi va di fare elenchi.
Domani potrebbero cambiare.
Quante/i (chitarre,bassi ecc...) Hai?
Quattro, più un contrabbasso.
Che rapporto hai con il tuo strumento?
Io sono ben disposto verso di lui.
Bisognerebbe chiedere a lui come si trova con me. Comunque vadano le cose, comando io. Sennò non si chiamerebbe strumento. Un ottimo musicista si arrangia anche con un pessimo strumento. Il contrario deve ancora accadere.
Che effetto ti fa ascoltare per radio un pezzo
"suonato" da te?

E' sempre piacevole. E’ il risultato finale di un lavoro comunque portato a termine. Meglio però non indugiare nell’intimo autocompiacimento. Sarebbe pericoloso per i tuoi equilibri interni.
Se potessi scegliere, il tuo sogno sarebbe poter suonare per/con...
Aretha Franklin, Michel Camilo.
Quale complimento ti piacerebbe ricevere? Come
Musicista? E come uomo?

Come musicista: "Suonare con te è facile..."
Come uomo: "Mmh…credevo peggio…"
Suonare per o essere il bassista di ... è un po' come
essere "strumentali" al progetto di una terza persona... Quanto è gratificante? Quanto è limitante? Qual è il tuo spazio di libertà/improvvisazione/espressione?

Essere il bassista di… per me è stato sempre un fatto temporaneo. Non mi sono mai fermato a lungo con un
artista. O forse lui non si è voluto soffermare a lungo con me.
Siamo scelti per partecipare ad un determinato progetto che ha un inizio e avrà una fine.
E' fondamentale essere consapevoli di ciò. Ed è super
fondamentale non ritenersi mai "titolari" a prescindere… tutto può cambiare velocemente e bisogna sempre farsi trovare con le valigie fisiche e mentali pronte… pur lasciandosi coinvolgere emotivamente, perchè l’essere
"attori" di quel film è fondamentale per la riuscita del film stesso, puo’ essere dannoso "innamorasi" troppo;
si perde in lucidità, obiettività, autoironia.
Nessuno è indispensabile, anche se a volte c’è qualcuno che è più "muro maestro" di altri. L'unica esperienza che avrei voluto volentieri protrarre nel tempo è stata quella con Mia Martini.
Nel mio cuore e nelle mie dita ora c'è un buco che non sarà più riempito, sia umanamente che musicalmente.
Per suo merito. Ed è giusto così.
Ma fortunatamente c’è ancora la memoria a confortarci anche se non basta. E ti incazzi. Per quanto riguarda lo spazio di libertà musicale, di improvvisazione e d’espressione, devo dire che me lo sono sempre preso senza chiedere nulla, ovviamente nel rispetto della scrittura e del mondo musicale nel quale ero coinvolto.
Finora nessuno si è mai lamentato.
Finora.
Vita privata. Spostamenti, viaggi, tour ecc.. Quanto condizionano e hanno condizionato la tua vita privata?
Un po’ ovviamente. Ci si ritrova a non essere "presenti" quando tutto il mondo lo è, e a godere di una grande disponibiltà "fisicamente tangibile" quando tutto il mondo si affanna. Si vive contromano, ma fa parte del gioco. Le regole erano chiare e le abbiamo accettate dall’inizio.
C’è chi getta la spugna, si stanca a vivere così, e allora prende altre strade meno sconnesse. Anche quella una scelta da rispettare. Fortunatamente dipende ancora non so per quanto, solo da noi.
La parola musicista spesso è legata/collegata a una triade quasi scontata "sesso-droga-rock 'n roll"... In cosa ti riconosci? Cosa ti appartiene? In che misura?
Premesso che ho immaginato l’ultimo istante della mia vita
pisciando in un cesso di un autogrill in attesa di riprendere il viaggio in direzione di…, per l’ennesimo concerto, devo dire che alla retorica triade "sesso-droga-rock 'n roll" vengono sottratti degli elementi in maniera direttamente proporzionale al passare degli anni.
Parti con tutte e tre e poi ti ritrovi solo con " 'n ".
Ovviamente è una esaperazione, ma credo che il vero significato, semmai ce ne fosse uno, di "sessodroga-rock 'n roll", sia in un abito mentale da indossare, più che nel reale valore dei termini usati. Per me significa essere sempre
pronti ad accettare tutto e a battagliare per il contrario di
tutto.
E’ bello anche lasciarsi andare, ma con un occhio solo.
L’altro deve badare alle insidie. E di queste ce n’è sempre abbastanza.
La bugia che dici-hai detto di più (magari anche in
questa intervista)? :-)!

Quella piu’ evidente è che io non dico mai bugie.
Per finire. Qual è la domanda che avresti sempre voluto che ti fosse fatta?
"Ne è valsa la pena?"
Qual è la cosa del tuo essere musicista che nessuno (collega, fan, pubblico...) potrebbe mai immaginare?!
La tristezza.
Racconta (anche in pochissime parole o in un’unica
parola) …un sogno:

Vedere tanta gente contenta.
…una passione:
Adoperarmi seppur nella mia infinita piccolezza per far sì che questo accada.
…un difetto:
Sono uno stronzo…ma ci sto lavorando...
…un ricordo:
Quando sono nate le mie due figlie stavo suonando fino a un secondo prima. Mi hanno avvertito, e un secondo dopo ero
fuori (in tutti i sensi...) Il fatto che questo sia accaduto a vent’anni di distanza tra l’una e l’altra mi fa ben sperare. Perchè?
Boh…
…paura di…
Non essere ricordato, quando sarà, con un sorriso.
 

(intervista di Letizia Cherubino)

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