martedì 11 settembre 2012

Pentolino

Era fatto di quell'alluminio vecchio stile che non si trova più nei negozi. Non si sa quanti anni avesse e nemmeno lui lo sapeva, ma in quella casa aveva visto passare almeno tre generazioni. Certo che nella sua vita professionale non aveva mai avuto l'onore di frequentare pietanze chic. Solo latte, caffè riscaldato, qualche tisana e raramente un sughetto monodose.
Il manico nero l'aveva perso in gioventù, in una festa di compleanno durante uno straordinario.
Era lì, a far bollire l'acqua per una che si era sentita male, quando delle urla attirarono gli invitati alla finestra; lì sotto stavano rubando la macchina a uno di loro. Pentolino rimase in balia della fiamma troppo alta, e così morì carbonizzata anche l'unica possibilita' di contatto fisico che riusciva ad avere con mani asciutte.
I suoi proprietari decisero che era impossibile e un po' inutile cercargli una protesi data l'età, e questo lo umiliò non poco, ma almeno adesso riceveva morbide carezze dalla presina in panno decorato ogni volta che lo impiegavano per qualche lavoro.
Nella sua lunga esistenza Pentolino aveva conosciuto molti colleghi stranieri, appartenenti a ceti sociali distantissimi dal suo: pentole a pressione tedesche (solide ma poco sexy), padelle antiaderenti francesi, dietetiche cinesi e la altolocata dinastia delle inox. Ma alle tedesche si erano rotte le valvole perché lavoravano a temperature insostenibili, le francesi impazzite aderivano oramai a tutto incondizionatamente, altre ancora avevano fatto ritorno in patria visto il loro poco utilizzo. Insomma, Pentolino d'anteguerra ne aveva viste passare tante, ma resisteva lì, al suo posto, conscio dei propri limiti, ma sicuro di possesere un'affidabilità unica. Almeno quella.
Fino all'avvento dei nuovi affittuari.
Una insopportabile famiglia di ecol-igienisti-vegetar-naturalisti che in cucina si avvaleva solo di collaboratori di coccio, o al massimo di terracotta porosa. E così vecchio e malandato, in balia di esseri che non sanno cos'è la riconoscenza, era stato retrocesso lì sul terrazzino piccolo a far da chioccia ad una piantina di basilico.
Una notte d'agosto, ci fu uno di quei classici temporali estivi, forti ed improvvisi, ed esposto così com'era a tutto, Pentolino ripensò con nostalgia ai tanti inverni passati al calduccio nello scolapiatti in compagnia dei simpaticissimi bicchieri dozzinali, e resosi conto di essere vecchio, solo e inutile provò a volare.
Nessuno gli aveva detto però che aveva vissuto tutti quegli anni al sesto piano.

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