giovedì 27 settembre 2012

Quando non va sempre come vorresti


LA GATTINA FRETTOLOSA DELLA GATTA CIECA

Angela era convinta che Barbara se la facesse con il ragazzetto del secondo piano, quello taciturno che usciva poco e ascoltava la musica a tutto volume. E cosi' per scoraggiare questa secondo lei insana e comunque prematura passione, punì Barbara con tre settimane di segregazione e senza spiegazione.
Tranne naturalmente la scuola, ma quello non era un problema perché lavorando come bidella all’ istituto elementare lì vicino, aveva la situazione sotto controllo.
Uscivano e rientravano assieme perché gli orari più o meno combaciavano.
Era giunta a questa conclusione, perché ogni volta che sua figlia usciva, lei andava alla finestra per accompagnarla con l'ennesimo sorriso e un veloce cenno della mano.
Ma non la vedeva mai uscire dal portone: bambini, biciclette, signorine, palloni, anziani, ma Barbarella no.
E allora andava stroncato immediatamente questo pericoloso legame. A quindici anni poi.
La verità, sempre un po' beffarda in questi casi, era racchiusa nello spazio di quattro piani.
Il quarto per cambiarsi d'abito riposto nello zainetto.
Il terzo per il fondotinta e un po' di gel.
Il secondo (sempre se la mamma del ragazzetto taciturno aveva lucidato bene la targa della porta) per ombretto, mascara, matite varie, insomma tutto ciò che avrebbe esagerato i suoi affamati occhi neri.
Il primo era immancabilmente dedicato al cambio delle scarpe.
Tre quattro salti e poi via, fuori, a galoppare i suoi quindici anni.
Ma Angela evidentemente nonostante la conoscesse bene bene, non avrebbe mai immaginato che sotto quei travestimenti post punk – rock – funk di andirivieni condominiale si celasse la sua Barbarella.
E la voce del sangue ? Mah….
Lei e la piccola erano state accantonate sei anni prima da un ex tutto.
Ex marito, ex padre, e soprattutto ex uomo; il dissolvimento era consumato nello spazio di una notte e da allora lui era evaporato non manifestandosi nemmeno tramite assegno.
Con quella grande dignità, che in questi casi distingue bene le persone abituate a rimboccarsi le maniche da quelle che sanno solo piangere, Angela da allora era stata tutto il resto oltre che madre. Come non lodare una donna così?
Ancora giovane aveva cancellato dalla sua mente ogni possibilità di nuovo legame, ed anche fisicamente si era formata un po' di ruggine attorno ai suoi sensi mortificati.
Erano sei anni sicuro che non toccava un uomo e che un uomo non la toccava; erano sei anni che non si concedeva un'uscita serale, magari solo per una pizza con un’amica.
Ma a volte anche le amiche possono essere un lusso, e poi avrebbe dovuto lasciare anche solo per qualche ora Barbara.
E da allora la tivvù ... ebbasta.
La sua vita veniva dopo quella di Barbara; istruzione, scarpe, vestiti, svaghi e un po' di vacanze, erano i frangiflutti sui quali si abbattevano senza rimpianti i suoi legittimi desideri di donna.
Era un po' appassita, logico, ma navigava però ancora in un mare possibile.
Sarebbe bastato poco per rassodare anche il suo amor proprio; qualcuno che la desiderasse come donna ed accettasse la sua condizione.
Ma al solo avanzare di simili pensieri, la mente di Angela si chiudeva a più mandate.
Purtroppo però, comportandosi così, stava facendo ripercorrere a Barbara le stesse strade camminate da lei quando aveva poco più della sua età.
S'era sposata a 18 anni, quasi per comprarsi quella libertà negata dai genitori, e dal comportamento dei fratelli. E così senza nessuna esperienza precedente non si era accorta che questa fuga verso l'autonomia, remando non senza sforzi su quella barca che lei credeva amore, assomigliava molto al trasferimento dei detenuti.
Da un carcere all'altro.
Il secondo però celava grandi insidie nascoste bene, che lei non poteva prevedere.
Seduta in cucina, accanto ad un tè ormai avvilito, stava visitando tutti quei ricordi, quando fu vestita da una tale agitazione, quasi terrore, che la portò di corsa a spalancare di colpo la porta della stanza di Barbara.
Distesa sul letto; pancia in giù, cuscino umido e il suo cantautore preferito che strillava malamente.
Barbara inutile, Barbara perché, Barbara incompresa e talmente giù che oltre a lei s'era assopita pure la rabbia.
Angela si avvicinò al letto, scosse Barbara e se la tirò con forza sconosciuta al petto.
Quasi volesse rimetterla nella pancia.
Poi con quella grande dignità, che in questi casi distingue bene le persone abituate a rimboccarsi le maniche da quelle che sanno solo piangere, le chiese scusa.

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